Stregato da un libro che è il racconto di formazione di un trentenne di provincia che si trasferisce nella Milano del boom economico, Neri Marcorè esordisce nella regia con un film che gli somiglia: garbato, leggero, poetico e delicato. Zamora racconta un’Italia ottimista, audace e fiduciosa, dove le grandi aziende hanno qualcosa di Mad Men e qualcosa della Megaditta di Fantozzi, ma la ricostruzione storica resta sullo sfondo, come anche la metafora calcistica, perché è l’amicizia a stare a cuore a Marcorè, oltre al cambiamento di un uomo presuntuoso e insicuro, che si lascia andare alla vita e rischia, e rischiando si prende la responsabilità di proteggere gli altri.